Ventisette film da regista, trentanove da attore, con l’ultima fatica Si vive una volta sola, fermata due volte dal Covid (non sarà in sala prima del 2021), Verdone compie i suoi 70 anni il 17 novembre mentre vanta quarant’anni di carriera sul grande schermo, premiata con un’infinità di riconoscimenti, tra cui nove David di Donatello. Maestro della commedia italiana, l’attore e regista romano ha attraversato diversi generi in una continua evoluzione ed è riuscito a fotografare la società in maniera agrodolce, come nella migliore tradizione della commedia all’italiana.
Carlo, da ragazzo, è uno studente modello, diplomato al Centro Sperimentale prima ancora della laurea e laureato poi col massimo dei voti, appassionato di musica rock tanto quanto del buon cinema, specialmente quello americano. Agli inizi degli anni 70, mentre sperimenta con i primi cortometraggi, inizia a esprimersi nelle cantine del teatro di quartiere, con una serie di numeri da cabaret. Ma quando arrivò il giorno del debutto al teatro Alberichino di Roma, l’allora ventisettenne Verdone fu preso dal panico: «Non volevo presentarmi alla prima, avevo paura di essere inadeguato e troppo emotivo. Avevo paura di dimenticare le battute dei monologhi, ero convinto di non avere il talento necessario per stare su un piccolo palcoscenico con i critici davanti». Da qui l’idea darsi malato. Mamma Rossana però fu intransigente: «Si alzò dalla scrivania, mi prese per il collo e mi spinse fino alla porta di casa…Aprì con violenza la porta di casa e mi diede un calcio nel sedere, buttandomi fuori. Mi lanciò il giubbotto sulle scale e disse: “Piantala di fare il cacasotto! Vai subito al teatro, fregnone! … Un giorno mi ringrazierai!”». Ed infatti il primo incontro della vita fu proprio in quel teatro, con Enzo Trapani che lo notò, e che nel 1977 lo inserì nel cast del suo varietà “Non Stop“.
Il secondo incontro fondamentale fu quello con Sergio Leone, che lo “adottò” artisticamente accompagnandone i primi passi al cinema con “Un sacco bello” del 1980. Ne uscì un successo imprevisto, replicato l’anno seguente da un’altra carrellata di personaggi indimenticabili, in “Bianco, rosso e verdone”. primo film che lo vide recitare insieme a Lella Fabrizi.
Ebbe in Alberto Sordi un altrettanto indispensabile mentore. Due volte fecero coppia a regie alternate: “In viaggio con papà” e “Troppo forte“, tanto che il grande Alberto lo elesse a suo discepolo prediletto; ma anche da qui Verdone sfuggì presto, puntando a modelli diversi. Guardò al cinema americano, mise in campo le sue passioni (il rock) e le sue fobie (l’ansia) in racconti personali come “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” o “Ma che colpa abbiamo noi”, pose sé stesso e le sue fragilità anche in “Io e mia sorella” o “Al lupo al lupo”, e rivisitò in chiave più matura il suo passato in “Viaggi di nozze”.
Sono film in cui non viene certo abbandonato il gusto della battuta, ma si accoppia a un timbro più attento alla realtà. Verdone non si annulla nella sua dimensione allegra: ama riflettere, accettare le proprie paure. I suoi personaggi sono cresciuti con lui: il ragazzo timido e sprovveduto dei primi anni ha lasciato il passo a un uomo maturo che non si vergogna di mostrarsi senza punti fermi. Nel 2013 Paolo Sorrentino gli ha anche dato la possibilità di esprimersi al massimo come attore puro, con un ruolo dolceamaro nel film premio Oscar “La grande bellezza“.
Carlo ha però avuto anche grandi momenti di difficoltà, e l’ha raccontato lo scorso gennaio a Vanity Fair, come quando è morta la mamma Rossana nel 1984: «si è ammalata di una sindrome neurologica rara e spietata. Per me furono quattro anni di merda. Era la persona a cui volevo più bene al mondo, la vedevo sfiorire e il solo guardarla mi faceva disperare. Con la tristezza e il cuore rotto, dovevo continuare a far ridere e la scissione era brutale. Durante il giorno giravo Acqua e sapone e al tramonto tornavo da lei.»
Tra i momenti tristi, Verdone ha ricordato anche la separazione dalla moglie Gianna Scarpelli, con cui è stato sposato sedici anni, dal 1980 al 1996, e da cui ha avuto due figli: Giulia e Paolo.
Per omaggiare l’attore, regista e comico romano, Sky gli dedica un intero canale: da lunedì 16 a lunedì 30 novembre si accende infatti Sky Cinema Verdone, con 20 film tra quelli da lui diretti e interpretati. Tutti i titoli sono disponibili anche on demand su Sky e in streaming su NOW TV nella collezione dedicata.
I suoi 40 anni di cinema sono ripercorsi in 7 film disponibili su Amazon Prime: Un sacco bello (1980), Bianco, rosso e Verdone (1981), Io e mia sorella (1987), Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992), Viaggi di nozze (1995), Sono pazzo di Iris Blond (1996), C’era un cinese in coma (2000).
Carlo Verdone è colui che pensava che “diventare attore era l’ultima cosa che avrei fatto”, ma poi, si sa, “la vita è strana. Sceglie lei per te“. Per Carlo, alla fine, la vita ha deciso così: ventisette film da regista, trentanove da attore.