È un percorso lungo e accidentato quello che ognuno di noi fa nel corso dell’esistenza per diventare sé stesso. Più complicato ancora quando le coordinate in cui ci muoviamo non rientrano nelle categorie prestabilite. Stefano Ferri, manager e scrittore, rientra nella variabile che scuote le convenzioni sociali in cui siamo inseriti, perché, ad un certo punto, ha capito che in lui abitava anche ‘Stefania’ ed ha sentito l’impellente necessità di vestirsi da donna. Da allora Stefano è un crossdresser, cioè, veste con abiti femminili, pur essendo un eterosessuale, marito e padre di una bellissima bimba di 11 anni.

Stefano, chi è un crossdresser?

“Una persona che avverte l’imprescindibile bisogno di indossare panni del sesso opposto. Le ragioni? Omosessualità, protesta contro le convenzioni, personalità scissa, ecc, ma sono tutte legittime perché afferiscono alla sfera della libertà individuale. Un crossdresser non uccide, non ruba: semplicemente, si mette i vestiti dell’altro sesso. Pensateci: anche le donne, de facto, sono anche crossdresser, e nessuno mette più in dubbio questa loro libertà, pagata comunque a caro prezzo se si pensa che la prima a indossare un paio di pantaloni, nel 1896, fu arrestata e tradotta in carcere.

Sabato scorso, vicino Bologna, c’è stato il primo convegno su “Identità legittime – il diritto di ‘essere’, nuove frontiere della ‘libertà’“, sul tema del crossdressing. Era impensabile qualche anno fa?

Esatto. Il fatto che si sia affrontato in un pubblico convegno il tema del crossdressing, oltretutto con importanti patrocini pubblici, dimostra una volta di più che la società si sta muovendo, e che i razzismi pian piano stanno confinandosi dove meritano, cioè nel nulla. La disumanità del “don’t ask don’t tell” ha fatto il suo tempo perché non è più congruente alla realtà di fatto che viviamo oggi.

Quindi è cambiata la società rispetto a quando hai fatto la scelta liberatoria di vestirti con abiti femminili?

Certo e sicuramente in meglio: la svolta c’è stata nel 2016 con l’approvazione della legge Cirinnà, che ha cambiato in misura avvertibile la percezione dell’omosessualità o comunque delle diversità di genere. E’ una legge legittimante, io dico sempre che ha fatto un gran bene anche a chi non la utilizza perché ha sdoganato ufficialmente ciò che sino al giorno prima era considerato stravaganza o comportamento indebito.

Stefano, oltre che manager, sei uno scrittore di successo: Seppellitimi in cielo, Il bambino che torna da lontano ed ora un nuovo libro, presto in uscita. Scrivere è una necessità per te?

Sta per uscire il mio terzo romanzo, “La ricompensa”, per i tipi della casa editrice francese LuxCo Editions. Sarà presentato in anteprima a Milano il 30 novembre ed è una storia vera ricostruita a partire da leggende tipiche della mia terra, la Lombardia. E’ ambientato nel medioevo, per cui ha anche i connotati del romanzo storico. Essendo molto lungo, uscirà in due parti: la prima a dicembre 2019 e la seconda a ottobre 2020. Non aggiungo altro se non che si tratta di una potente metafora del senso ultimo dell’altruismo e del sacrificio. Sì, scrivere per me è necessario ma, se posso, vorrei aggiungere un consiglio ai giovani autori: per scrivere bisogna essersi risolti. Altrimenti, anche inconsciamente, si finisce per veicolare nella parola scritta le frustrazioni, gli odi, le pulsioni negative tipiche di chi non ha ancora “trovato” sé stesso.

Un’ultima domanda. Qual è lo sguardo di tua figlia su di te?

Ti racconto un episodio: pochi giorni fa degli agenti mi hanno fermato, mi hanno chiesto i documenti e  hanno posto una domanda amara a mia figlia. «Tutto bene, piccola?», le hanno chiesto subito dopo aver capito che ero il padre.. Lei ha risposto subito di sì, con un sorriso che sapeva troppo di “in puero veritas” per lasciare dubbi, e infatti li ha convinti subito. Ma rimasti soli io e lei, mi ha chiesto: «Papà, perché dubitano che stia bene?». E io, rassegnato a dirle la verità, tanto ormai non è più così piccola: «Perché sono vestito da donna…». Al che lei mi ha abbracciato commentando: «E allora? Ma se sei il più bravo papà del mondo!». Amarezza nell’amarezza, ho svicolato dall’abbraccio, nel terrore che gli agenti vedessero e fraintendessero.


Editore: Luco editions Anno edizione: 2019 Pagine: 334

Laureato in Scienze politiche, giornalista, Stefano Ferri ha all attivo quasi trent anni di esperienza nella pubblicistica della meeting & incentive industry, in tutti i suoi segmenti. Nel 2004 ha ricevuto il Premio Hilton per il giornalismo specializzato in turismo d affari, e nel 2006 gli è stato assegnato il Premio Italia for Events per la stampa di settore. Da alcuni anni è attivo nel sostegno ai diritti civili dando pubblica testimonianza, in televisione e nei giornali, della propria condizione di crossdresser. La ricompensa è il suo terzo romanzo. I primi due (Seppellitemi in cielo e Il bambino che torna da lontano), editi da Robin Edizioni rispettivamente nel 2013 e nel 2016, sono stati tradotti in inglese e distribuiti in quattordici Paesi su tutti i continenti.