Volete andare a vedere un film leggero e tranquillo questo weekend? Volete rilassarvi dopo una settimana pesante? Se queste sono le vostre intenzioni, allora non andate a vedere “Nightmare alley – la fiera delle illusioni” di Guillermo del Toro. Solo a citare Del Toro, già avrete capito che non stiamo parlando di un film leggero, bensì molto inquietante e con la sua inconfondibile firma. L’acclamatissimo regista messicano torna sul grande schermo dopo il successo del 2018, “La forma dell’acqua”, che gli fece guadagnare quattro premi Oscar, due Golden Globes e tre premi BAFTA.

Questa volta fa ritorno con un film ambientato negli anni ’40, in cui racconta la storia di Stanton Carlisle (Bradley Cooper), che dopo aver dato fuoco a un corpo e una casa, si avvicina ad un Luna Park. Qui inizia a svolgere la mansione di giostraio ed impara a manipolare le persone grazie a dei giochetti mentali insegnatigli da una chiaroveggente, Zeena (Toni Collette), e dal marito, Pete (David Strathairn), un ex mentalista. Nello stesso Luna Park si trovano anche il capo imbonitore Clem (Willem Dafoe) e il forzuto Bruno the Strongman (Ron Perlman). Diventa molto ambizioso, e promette alla sua amata Molly (Rooney Mara) una vita migliore. Incontreranno sul loro cammino Lilith Ritter (Cate Blanchett), una psichiatra, e da questo momento il film si incammina verso il suo secondo atto. Vi sono infatti come due parti, uno più rocambolesco e incentrato sul circo, molto horror e inquietante, e un secondo più grigio e noir, in cui subentra l’affascinante psichiatra interpretata da Cate Blanchett. Ella sarà anche l’unica a riuscire a comandare i fili della marionetta Stanton, facendolo diventare un uomo senza più nessun tipo di futuro.

Il film è una grande metafora della vita contemporanea, e in realtà fa capire a cosa può arrivare un uomo che insegue la voglia di denaro. Stanton all’inizio sembra un uomo perso alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sa; sembra un ragazzo gentile e ben disposto ad aiutare chiunque, eppure tale non è. Nasconde in sè una grande corruzione e voglia di controllare gli altri, come probabilmente in passato un padre fece con lui. Si alternano infatti tre figure paterne, alle quali Stanton cerca continuamente di sostituirsi (suo padre biologico, Pete ed Ezra Grindle, il ricco imprenditore che cercherà di truffare).

Il film ha però anche dei difetti purtroppo, che mi hanno fatto uscire dalla sala con l’amaro in bocca e un po’ di delusione. Le sue due ore e mezza non influenzano positivamente sul risultato finale, influenzando i due atti che sono notevolmente squilibrati tra loro per durata degli avvenimenti. La morale del film razionalmente è molto chiara, ma durante la visione quasi non si avverte la direzione o verso dove effettivamente si voglia andare a parare.