Giugno mese del Pride 2021

Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuali.
Questa la sigla della comunità LGBTQIA, e che si sta allargando sempre più. Tutti gli orientamenti sessuali, per fortuna, iniziano ad essere sempre più riconosciuti (pur con qualche difficoltà) ed io, da facente parte della comunità, non posso che continuare a lottare per i diritti umani che ci spetterebbero e che qualche persona ha deciso di non darci per chissà quale capriccio connesso alla “tradizione” o alla religione. L’educazione a riguardo nelle scuole eviterebbe traumi e paure che purtroppo in moltissimi (se non quasi tutti) abbiamo dovuto affrontare. Un’educazione più aperta per tutti sarebbe la soluzione per far vivere a chiunque la propria sessualità senza ostacoli, problemi, bullismo, botte o a volte, l’estrema conseguenza di tutto ciò, la morte. Il cinema per fortuna ci viene sempre in aiuto: ogni anno ormai produce pellicole dense di significato e che danno l’opportunità a ogni persona di ricevere finalmente le risposte che coetanei, genitori, adulti intorno spesso non sarebbero mai in grado di dare.

Giugno è il mese del Pride, e in Italia è già partita la cosiddetta “onda pride”: ogni città organizza il suo corteo colorato e pieno di libertà dove chiunque può essere se stesso senza avere alcuna paura. Nella nostra zona si terrà a Milano il 26 giugno, mentre a Monza il 3 luglio. Ma come mai proprio giugno è il mese dell’orgoglio gay? Nel film del 2015 “Stonewall”, diretto da Roland Emmerich, tutto viene spiegato al meglio: si ripercorrono le giornate del 27, 28 e le cinque giornate seguenti del giugno 1969, le date simbolo come nascita del movimento di liberazione gay.
Il protagonista, Danny Winters, ripudiato dal padre dopo che scopre la sua omosessualità, si reca a New York per cercare di cavarsela da solo. Verrà a contatto con molti ragazzi disagiati, che non hanno mai avuto possibilità nella vita a causa del loro orientamento sessuale. Frequentatori del bar gay Stonewall Inn nel Greenwich Village di New York, sarà proprio da qui che una sera questi ragazzi non staranno più in silenzio di fronte ai soprusi della polizia, e daranno vita ai famosi Moti di Stonewall.

In giro per il mondo è pieno di storie, di racconti d’amore e immense sfide, che le pellicole riescono sempre a catturare con estrema delicatezza e verità. “Elisa y Marcela” è uno di questi, un film diretto da Isabel Coixet che riprende la storia vera di due donne che hanno sfidato i dogmi della società del tempo riuscendo a celebrare il primo matrimonio omosessuale in Spagna. Nel 1885, nella regione della Galizia, Elisa Sánchez Loriga e Marcela Gracia Ibeas si incontrano tra i banchi di scuola e stringono immediatamente un profondo rapporto di amicizia. Passati gli anni, i pettegolezzi e le ostilità del paese in cui entrambe vivono e lavorano come insegnanti diventano sempre più insopportabili, così le due innamorate decidono di elaborare un ingegnoso piano. La particolarità di questa splendida pellicola è che è interamente girata in bianco e nero, cosi da far immergere ancora di più chiunque nell’atmosfera dei primi anni del Novecento vivendo in modo poetico questo amore senza fine.

Un’altra pellicola che a dir poco mi ha sciolto il cuore è la splendida storia vera di Lili Elbe, nata uomo con il nome di Einar Wegener, la seconda donna transessuale della storia. Nel film del 2015 “The Danish girl”, Lili è interpretata da uno strepitoso Eddie Redmayne, con al suo fianco Alicia Vikander, nei panni della moglie Gerda Wegener, una ritrattista. Siamo nella Copenhagen degli anni Venti, quando quest’ultima un giorno decide di far vestire il marito nei panni di una modella che da giorni non si presentava. Egli inizialmente è stranito da questa nuova sensazione che prova, ma piano piano si rende conto è quello che è sempre voluto essere. La moglie cercherà di rimanere sempre al suo fianco, pur con non poche difficoltà, in un mondo in cui essere transessuali era considerato una malattia mentale.

Spostandoci invece a Miami, il miglior film premiato agli Oscar nel 2017 è “Moonlight”, diretto da Barry Jenkins e che parla delle tre tappe di vita più importanti di un ragazzo nero omosessuale, Chiron. Il piccolo vive con la mamma tossicodipendente e viene accolto da uno spacciatore che gli farà inevitabilmente da padre. Chiron fin da piccolo è perseguitato dai bulli, e per quanto gli anni passino, questi gruppi continuano a dargli il tormento fino a che un giorno, scampato ad una aggressione, si rifugia sulla spiaggia per meditare, ormai il suo luogo sicuro. Qui, è sorpreso dall’incontro con l’amico Kevin, che stravolgerà la sua esistenza, permettendogli di conoscere la sua sessualità. Gli anni passano, tra incomprensioni, decisioni sbagliate e incontri inaspettati, che faranno riaffiorare alla mente di Chiron ogni ricordo.

Una pellicola italiana di cui invece poco si è sentito parlare e che tratta di un argomento ancora quasi sconosciuto, l’intersessualità, è “Arianna”, un film italiano del 2015 diretto da Carlo Lavagna. Arianna è una diciannovenne che non ha ancora avuto il suo primo ciclo mestruale nonostante le cure ormonali che segue da anni. Con l’arrivo dell’estate, i genitori decidono di andare nel casale sul lago di Bolsena dove Arianna aveva vissuto fino ai tre anni e dove non era mai tornata. La cosa riporta a galla antiche memorie, tanto che Arianna decide di rimanere anche quando i genitori devono rientrare in città. Con il passare del tempo, comincia a indagare sul proprio passato, e grazie anche all’incontro con la giovane cugina Celeste, così diversa e femminile rispetto a lei, e con Martino, con il quale ha una relazione, Arianna si trova a confrontarsi definitivamente con la vera natura della propria sessualità.

Infine, volevo raccontarvi di un libro che dovrebbe avere il prima possibile la sua trasposizione cinematografica: “La canzone di Achille” di Madeline Miller. Una storia delicata, potente, dolcissima e poetica, che ruota attorno ai due bambini, giovani e infine adulti Achille e Patroclo.
Descritti dalla cinematografia come amici, cugini, compagni d’armi, i due erano ben altro che questo, e il mondo deve assolutamente saperlo. La loro storia d’amore merita di essere raccontata, perché i greci non se ne scandalizzavano affatto, anzi, era il loro orgoglio. Achille, l’aristos achaion, il guerriero per eccellenza, e il suo compagno di una vita, Patroclo, il più dolce e buono degli Achei, la sua roccia, l’unico che fosse in grado di vederlo non come una macchina da guerra, ma come un semplice uomo. Addirittura, a dimostrazione di quanto fossero avanti gli antichi, lo stesso Alessandro Magno, ispirato dalla storia senza tempo di Achille e Patroclo, si recò sulla tomba dei due giovani innamorati insieme al suo più fidato compagno Efestione, e anche in questo caso i due erano molto più che semplici amici.