Siamo giunti alla fine di un altro strano anno scolastico (ed è anche iniziata la sessione estiva per tutti noi poveri universitari). Il Covid ci ha fatto vivere un altro incasinato anno, tra didattica a distanza e quella in presenza, e i soliti compiti, le solite verifiche e interrogazioni. Finalmente ora è finita, e mi sento di augurare a tutti un buon inizio di meritatissime vacanze, perchè il peso psicologico che ci siamo portati dietro è tanto, e voi adolescenti dovete godervi più che potete questi tre mesi di (quasi) nullafacenza. Ma non è una pacchia per tutti, perché i maturandi hanno appena ricevuto le pagelle e tra non molto sapranno anche l’ordine dei cognomi agli orali. Per una come me che è già passata da un orale composto da gel igienizzante, mascherina e distanze, auguro a tutti i maturandi di liberarsi di questo peso il prima possibile e di vivere al meglio la loro ultima estate in completa libertà (la sessione estiva non perdona).

In occasione di questi momenti così nostalgici per molti, il primo film che consiglio ovviamente è un grido annuale da urlare a squarcia gola dal balcone di casa (basato su una storia vera) per ogni studente che vive la sua cosiddetta “notte prima degli esami”. Il film omonimo del 2006 è diretto da Fausto Brizzi e ambientato nel giugno del 1989. Il protagonista Luca Molinari (Nicolas Vaporidis), adolescente spensierato e poco amante dello studio, e la sua comitiva sono alle prese con l’esame di maturità. Luca ed i suoi amici incontreranno non pochi ostacoli fino al giorno dell’esame. Tra amicizie forti, gioie, sofferenze e serate di studio, come arriverà la comitiva al temuto orale di maturità?

Sperando che ciò che è accaduto nel film del 2011 di Paolo Genovese, “Immaturi”, alla classe del 1972 del liceo di Roma Giulio Cesare non capiti mai a nessuno, purtroppo dopo vent’anni il neuropsichiatra infantile Giorgio (Raoul Bova), l’agente immobiliare Lorenzo (Ricky Memphis), il conduttore radiofonico Piero (Luca Bizzarri), la manager aziendale Luisa (Barbora Bobulova), il donnaiolo Virgilio (Paolo Kessisoglu) e la chef Francesca (Ambra Angiolini) si ritrovano per studiare nuovamente per l’esame di maturità. Il perchè? Semplicemente il diploma di tutti i candidati della loro sezione è stato ritenuto non valido a causa di alcune irregolarità della commissione d’esame. I sei amici riassaporeranno i tempi andati, ripercorreranno vecchi amori e avventure e sembrerà che il tempo non sia mai passato.

Una pellicola del 1989 piena di passione e che ogni volta mi spinge a voler imparare sempre di più è “L’attimo fuggente” (“Dead Poets Society”) diretta da Peter Weir. Ambientato nell’autunno del 1959, John Keating (Robin Williams), un giovane insegnante di letteratura, viene trasferito in un prestigioso collegio maschile nel Vermont. L’arrivo del professore scombussola l’ordine e il rigore: egli infatti utilizza un approccio didattico non conforme ai rigidi principi dell’accademia, desidera che i ragazzi apprendano i veri valori della vita, insegnando loro a cogliere l’attimo e vivere senza rimorsi attraverso il potere della poesia. L’entusiasmo di Keating conquista lo studente Neil Perry (Robert Sean Leonard), un diciassettenne che ha sempre vissuto con un padre molto autoritario che gli ha vietato di esprimersi, e che scopre di amare il teatro. Così come Neil, anche altri studenti seguono con molto interesse gli insegnamenti di John: Todd (Ethan Hawke) e altri cinque ragazzi decidono di riportare in vita la Setta dei Poeti Estinti, un gruppo dedito alla poesia che si riunisce clandestinamente. I metodi di Keating e le azioni dei suoi allievi però non vengono visti di buon occhio, poiché si scontrano con le rigide regole che da sempre la scuola vuole inculcare agli studenti.

E a tutti gli universitari (perchè vederci qualche film per addolcire le nostre giornate di studio matto e disperatissimo è più che necessario) voglio consigliare due splendide pellicole piene di sogni e ricerca di sé stessi, contro ogni imposizione dei pregiudizi della società.

Se per i licei è sempre auspicabile avere in classe un professore appassionato come John Keating, per l’università è indispensabile avere un’anticonformista come Katherine Watson (Julia Roberts), giovane professoressa di storia dell’arte nella pellicola del 2003 “Mona Lisa smile”, diretta da Mike Newell e ispirata a una storia vera negli Stati Uniti del 1953. Le tensioni che condizionavano questo momento storico sono ben distanti dalla realtà che si viveva nella prestigiosa scuola femminile del Wellesley College, nel Massachusetts. Proprio qui arriva la nuova insegnante Katherine Watson, che ricca di ideali riformisti, porta con sé il desiderio di insegnare facendolo in una classe di future donne appartenenti all’élite dominante. Ma presto si rende conto che lo scopo principale del Collegio è quello di preparare le studentesse alla vita matrimoniale, diventando mogli perfette e madri amorevoli. Katherine vuole allargare i loro orizzonti e offrire nuove opportunità alle sue allieve. Gli insegnerà poi una visione diversa dell’arte, come decifrare il mistero del sorriso della Gioconda e come “leggere” Van Gogh. Il suo messaggio di rinnovamento e di aperture darò fastidio a molti, ma riuscirà comunque a toccare gli animi nel profondo.

Infine, quello che ritengo pieno di speranza e con un importante percorso di crescita è “Will Hunting – Genio Ribelle” e un film del 1997 diretto da Gus Van Sant. Will Hunting (Matt Damon) vive una vita scapestrata con il suo migliore amico Chuckie Sullivan (Ben Affleck) nei sobborghi di Boston e fa il bidello in una università. Il professore Gerald Lambeau (Stellan Skarsgård) un giorno chiede alla sua classe di risolvere uno dei problemi di matematica più difficili al mondo. Nessuno dei suoi studenti riesce, ma Will un giorno pulendo ce la fa. Questo professore si chiede chi sia questo ragazzo e riesce a rintracciarlo nel momento in cui Will si trova in carcere dopo una rissa a causa del suo carattere irascibile, dandogli la possibilità di liberarlo se inizia a frequentare il suo corso e ad andare da uno psicologo. La sua incapacità di relazionarsi ostacolerà anche il suo rapporto con Skylar (Minnie Driver), della quale è profondamente innamorato. Viene quindi poi indirizzato allo psicologo Sean Maguire (Robin Williams) al quale, senza non poche difficoltà, riuscirà a raccontare i suoi traumi.