Internet è pieno di meme in cui si ironizza su un futuro più o meno prossimo in cui il 2020 verrà studiato sui libri di Storia e gli studenti saranno disperati per la mole di fatti da ricordare. Io non so come verremo visti agli occhi della Storia, non so come andranno le cose, se saremo giudicati bene o male. Non so se verrà fuori che non abbiamo capito niente su come affrontare l’epidemia. Non so se verremo giudicati per non avere saputo arginare una seconda ondata o se verremo ridicolizzati per un eccessivo panico e numero di misure preventive. Non non se i movimenti B.L.M. (Black Lives Matter) otterranno qualcosa, se porteranno davvero ad un cambiamento, se porteranno ad un maggiore ascolto, ad una presa di coscienza dei privilegi e degli oppressi, o se niente cambierà e tutto finirà in fumo come fu la sorte di molti movimenti del popolo. Non so che ne sarà dell’America di Trump o dell’Unione Europea, o che ruolo avranno Cina o Russia.
Quello che so è che vorrei che niente fosse dimenticato, perché tutto, ogni piccolo dettaglio, ogni piccola sfumatura, va a formare un quadro complesso e crea la visione d’insieme che spiegherà quello che il futuro sarà. Ci saranno cose che varrà la pena ricordare, ce ne saranno altre, sicuramente tantissime, di cui ci vergogneremo. Ma niente è meno importante e tutto ha la necessità di essere raccontato.
Qui, ora, da persona che si pente costantemente di non aver passato abbastanza tempo sui libri di Storia al liceo, mi sento di dire l’unica cosa che vorrei davvero venisse insegnata: lo spirito critico. Quell’attenzione che non è stata data alla Storia quando è stata insegnata a me – per gli eccessi del politicamente corretto e per non far passare i propri ideali agli studenti -. La storia, per me, è stato un susseguirsi di fatti. Nelle mie lezioni mancava la parte educativa.
Questa mancanza di spirito critico è una caratteristica tipica di quest’epoca. La mancanza nel vedere la complessità delle cose, l’incapacità di analizzare a fondo e la poca umiltà nel non riuscire ad accettare che non tutto può essere semplificato e capito in un quarto d’ora, sono aspetti che andrebbero insegnati per primi quando si parlerà di 2020. Un’eccessiva semplificazione presente in tutti i campi: dalla scienza (il 5G, i vaccini, i modelli matematici) alla storia (buoni e cattivi) alla società.
Spero che varrà studiato questo aspetto, e spero che verrà correlato all’epoca in cui si pensava a riaprire le discoteche prima delle aule delle università.
Studiare la Storia imparando eventi a memoria, senza capirne i contesti, senza capirne le motivazioni, non insegna nulla. E la comprensione non è assoluzione, ma se non si vede la complessità delle situazioni non si impara a riconoscerle e a gestirle.
Le rivolte sono giuste, le manifestazioni sono un diritto fondamentale. Ma le battaglie si portano avanti ogni giorno e non con petizioni per rimuovere statue. E le battaglie non possono essere solo in strada ma passano necessariamente dalla formazione e dall’educazione.
Senza entrare nel dibattito se la statua di Montanelli debba stare a Porta Venezia o no, credo che, se passando davanti a quella statua si raccontasse la complessità del mondo, se si raccontasse che c’è stata un’epoca molto diversa dalla nostra (anche se non così lontana), molto più brutta per un gran numero di persone, e se si raccontasse che si può essere bravi a fare il proprio lavoro e poi essere anche calpestatori di diritti umani, credo che i nostri figli imparerebbero molto più che se dividessimo la storia in eroi ed antagonisti.
Se si raccontasse la complessità del mondo, invece di dividerlo in bene e male, buoni e cattivi, se si avessero esempi che costantemente ci ricordano questo, che siano monumenti visti con gli occhi del presente ma senza cancellare il passato, che siano opere artistiche che raccontano un’epoca che non vogliamo rivivere, forse solo allora riusciremo a prevenire che arrivi qualcuno e inverta i ruoli.
Una società democratica e libertaria incarna delle complessità che non possono essere ridotte a “noi contro voi”.
Legittimare l’eliminazione e la censura di quello che non è vicino alle nostre idee è un atto molto rischioso, perché niente ci garantisce che non arriverà qualcuno che lo farà contro di noi.