20 anni, 34 film, 150 repliche,1 miliardo e 179 milioni di spettatori. Queste le cifre che sintetizzano il successo della serie più seguita dal pubblico del piccolo schermo, “Il Commissario Montalbano”.

Dal 1999, anno di messa in onda del primo episodio, ‘Il ladro di merendine’, la serie nata dalla penna di Andrea Camilleri ha messo in fila record difficilmente raggiungibili da una fiction televisiva: è infatti la prima produzione televisiva italiana venduta all’estero, trasmessa in oltre 65 Paesi del mondo, dall’Europa agli Usa, dall’Asia al Sud America, passando anche per l’Iran.

Al di là dei numeri, il successo del commissario di Vigata ha contribuito a far conoscere in tutto il mondo la cultura e i territori della Sicilia, promuovendo a lingua semi-ufficiale un dialetto siciliano comprensibile, a tratti ammaliante. Prova ne sono, fra tante, i 300 mila link della pagina di un paese immaginario: Vigata.

Per celebrare il ventennale del suo fiore all’occhiello, la Rai ha realizzato due nuovi episodi della saga, che verranno trasmessi il prossimo mese di febbraio.
L’11 si comincerà con ‘L’altro capo del filo’ e il 18 sarà la volta di ‘Un diario del ‘43’.

Montalbano non invecchia, anzi si presenta sempre nuovo e attuale, come nel primo dei prossimi episodi in cui appare a bordo di una nave carica di migranti, prodigandosi nell’accoglienza di poveri profughi carichi di mille sofferenze.

Tocca un nervo scoperto l’autore e subito alcuni commentatori anticipano l’imbarazzo dei piani alti della Rai, si fanno interpreti della rabbia repressa di una certa parte politica. Ma non c’è nulla di tutto questo e se ne fa portavoce il regista Alberto Sironi: Camilleri ha scritto il testo tre anni fa (altra epoca, altra maggioranza) e dalla storia emerge solo l’umanità del personaggio Montalbano, che si lancia in acqua per recuperare il corpo di un giovane migrante e lo adagia sulla sabbia, con la pietas di un novello Antigone maschile.

Fa piazza pulita di polemiche e di inesistenti imbarazzi la direttrice di Rai1, Teresa De Santis, che spiega che il tema dei migranti è servito piuttosto ad inserire dei nuovi personaggi nell’intreccio narrativo: il medico Osman e la sartina Meriam, entrambi arabi e vicini a Montalbano nell’assistere una giovane migrante stuprata durante la traversata da due scafisti.

Nel secondo episodio il Commissario trova un vecchio diario di guerra che riporta nel presente vecchie storie del passato.

Anche in queste ultime uscite lo spettatore ritrova il mondo dialettale e vivace di Camilleri, a volte un po’ banale ma spontaneamente poetico, e un protagonista, eroe in sedicesimo, a volte brusco ma sempre sinceramente umano.

Non cambia Montalbano, e come lui in venti anni non è mai cambiata la squadra. Lo rivendica come un record il regista Sironi, che ricorda come si tratti di una circostanza unica, con la sola eccezione della sostituzione del dottor Pasquano, nella nuova puntata rimpiazzato dalla dottoressa Barresi.

Nella realtà è venuto a mancare l’interprete Marcello Verracchio e la compagnia, d’intesa con l’autore, ha voluto cambiare il copione, che nella storia televisiva segue le sorti del compianto compagno di scene.