RECENSIONE “DON’T LOOK UP” – ADAM MCKAY, 2021

Cosa accadrebbe se i governi di tutto il globo iniziassero a fregarsene di quello che il mondo intero sta cercando di fargli capire? E se anteponessero i loro interessi a quelli dei cittadini? E i coloro che venissero scelti per salvare il mondo non fossero scienziati ma semplici “uomini d’affari”? Direi che a questo punto possiamo affermare che non è una fantasia, ma ciò che davvero ci circonda e accade ogni giorno. Quello che ora sta succedendo con la pandemia da Covid-19 lo viviamo da sempre con la questione climatica e tanti altri allarmi a livello mondiale. Forse il Covid ha scrollato le spalle ai governi del globo, che in qualche modo hanno cercato di muoversi come meglio potevano, ma più di una volta hanno dimostrato incapacità e poca prontezza nelle decisioni. E per il riscaldamento globale poi? Siamo ancora bloccati, con addirittura i soliti complottisti di turno che decidono di rendere anche questa emergenza solo una farsa. Quando poi la Terra deciderà di richiudersi su se stessa e ingoiarci tutti voglio proprio vedere se nell’aldilà saranno ancora in grado di negare l’evidenza.

È poi ciò che accade nel film “Don’t Look Up”, la nuova tragicommedia satiresca di Adam McKay con protagonisti Leonardo Di Caprio, nel ruolo di uno scienziato, il professor Mindy, e Jennifer Lawrence, che interpreta la dottoranda Kate Dibiasky che scopre una cometa che nel giro di sei mesi e qualche giorno si abbatterà sulla terra estinguendo ogni essere umano. La loro preoccupazione è tanta, e vogliono far sì che il governo li ascolti e attuino un piano per salvare la popolazione della Terra. Tra falsità, incoerenze, doppie facce e fatalità, “Don’t Look Up” ha uno svolgimento intelligente e pieno di clichè, perchè è proprio ciò che il film vuole effettivamente consegnarci su un piatto d’argento per scuoterci e farci render conto di tutto ciò che di sbagliato stiamo facendo nella vita reale.

La critica è molto divisa, c’è chi l’ha trovato geniale e a chi invece non è piaciuto affatto. Questo sta a voi deciderlo vedendolo, ma posso dirvi che sicuramente è un film attuale e che probabilmente fatto nel 2019, o in qualsiasi anno prima del 2020, non avrebbe avuto lo stesso impatto che ha guardandolo oggi, notando tutte le allegorie e le metafore con quello che stiamo vivendo da due anni a questa parte. La scelta della coppia Di Caprio – Lawrence è stata a dir poco azzeccata, offrono due lati diversi della scienza e di chi dovrebbe guidarci in situazioni di emergenza. Ho apprezzato tantissimo la prova d’attrice, superata oltretutto alla grande, della Lawrence che, addirittura incinta, ha saputo interpretare una studiosa coerente con se stessa dall’inizio alla fine. Lo stesso per Di Caprio, che invece ha un personaggio molto scostante, ma che si vocifera, potrebbe valergli un secondo Oscar.

Nel cast nomi noti come Meryl Streep, che interpreta proprio la presidente degli Stati Uniti, Jonah Hill, Cate Blanchett, Rob Morgan, Ariana Grande, Timothée Chalamet, il quale ruolo l’ho trovato un po’ marginale ai fini del racconto inizialmente, anche se sul finale ha un suo perché, Chris Evans, che se non si sta bene attenti non lo si nota perchè ha una parte davvero molto piccola, e Mark Rylance, che interpreta Peter Isherwell, il terzo uomo più ricco del mondo, che produce sostanzialmente cellulari. E’ inevitabile a questo punto notare un richiamo e una fusione in lui di due figure a noi molto note: Elon Musk e Jeffrey Bezos, con la loro mania di avere sempre ragione, di essere al passo coi tempi e di avere più fama e soldi di qualunque essere umano, anche a costo di mettere a rischio l’intera umanità.

Ciò che però a livello tecnico ho apprezzato maggiormente è stato il montaggio, ottimo da ogni punto di vista, con inquadrature davvero intelligenti e che tengono incollati allo schermo. Anche se a volte il limite della satira sembra poi strabordare, rendendo tutto un po’ troppo sopra le righe, la storia comunque regge fino alla fine.
Ci sono ben due scene post credit, quindi rimanete incollati al divano fino ai titoli di coda. Ormai con la mia mania per la Marvel sono abituata a rimanere fino alla fine in tutti i sensi, e anche questa volta avevo pienamente ragione.