Il 22 marzo 1921, ben cento anni fa, nasceva a Castro dei Volsci, nella Ciociaria, Saturnino Manfredi, detto Nino, il quinto grande comico del Cinema Italiano, insieme a Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e Ugo Tognazzi. Tanti ruoli, tanti volti, un solo grande attore.

Dopo un’adolescenza travagliata, trascorsa in un Collegio, si ammala di tubercolosi. In sanatorio impara a suonare il banjo e nasce la sua passione per la recitazione dopo aver assistito a un’esibizione della compagnia teatrale di Vittorio De Sica. Guarito, si iscrive all’università, ma passa le sere a recitare in un teatrino parrocchiale. Dopo un anno passato sui monti a Cassino per sfuggire al militare, a guerra finita torna all’università e in contemporanea si iscrive all’accademia d’arte drammatica. Prosegue gli studi fino ad ottenere la laurea in giurisprudenza (presa solo per compiacere i genitori). Ma la passione per il teatro lo porterà a diplomarsi nel 1947 all’Accademia d’Arte Drammatica e a esordire in quello stesso anno sul palcoscenico. Debutta in teatro con Tino Buazzelli nella compagnia Maltagliati-Gassman, per passare poi alla scuola del Piccolo Teatro di Milano con Giorgio Strehler e infine, di nuovo a Roma, con Eduardo De Filippo.

Il cinema arriverà due anni dopo, per non lasciarlo mai più: nel 1949 l’esordio al cinema nel ruolo di Francesco Marvasi nel film drammatico sentimentale “Torna a Napoli”. Nel 1959 conquista il pubblico con la partecipazione a Canzonissima, dove dà vita al personaggio di “Bastiano, il barista di Ceccano”. Poi una serie impressionante di ruoli da protagonista o coprotagonista in pellicole che avrebbero fatto la storia del cinema italiano, da “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy del 1959, a “L’impiegato” del 1960 diretto da Gianni Puccini, da “Operazione San Gennaro” del 1966, a “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” cult del 1968, anno in cui recitò anche nel film a episodi “Vedo nudo”. Nel 1969, invece ci fu la prima collaborazione con Luigi Magni, per il film “Nell’anno del Signore”. Con il regista e sceneggiatore romano lavorerà in altri sette film, tra cui “In nome del Papa Re”’, “Quelle strane occasioni” e “In nome del popolo sovrano”. Ecco chi era Manfredi, capace di interpretare ruoli drammatici o trasformarsi in un emigrato italiano in Svizzera come in “Pane e cioccolata” o in un cinico abitante di una baraccopoli romana in “Brutti, sporchi e cattivi”, o ancora in Geppetto, nell’indimenticato “Pinocchio” di Luigi Comencini del 1972.

Attore, sceneggiatore, regista, e cantante di grande successo, ha vinto ogni premio possibile, tra cui cinque David di Donatello e altrettanti Nastri d’Argento, nonché il premio per la miglior opera prima da regista al festival di Cannes del 1971 con “Per grazia ricevuta”. Una carriera che dura 55 anni in cui Manfredi ha recitato in oltre 100 film, alcuni dei quali al fianco di firme illustri come quelle di Dino Risi, di Ettore Scola o di Vittorio De Sica, poi il cambio di rotta degli anni ’90, quando sbarca in tv con alcune fiction di grande successo a cominciare da “Un commissario a Roma” fino a “Linda e il Brigadiere” con Claudia Koll. La sua carriera è proseguita fino a pochi mesi dalla morte visto che nel 2003 va in scena in tv in “La notte di Pasquino” di Luigi Magni.

Dal doppiaggio al teatro, dalla radio agli sceneggiati televisivi, Nino Manfredi è stato omaggiato anche alla Mostra del Cinema di Venezia proprio qualche settimana prima dell’emorragia cerebrale che se lo è poi portato via a 83 anni il 4 giugno 2004. In suo onore, il 22 marzo in prima serata, Rai Due e Sky Arte lo hanno omaggiano con la messa in onda diUno, Nessuno, Cento Nino”. Un ritratto intimo e affettuoso, scritto e diretto dal figlio Luca, impreziosito da aneddoti divertenti raccontati dall’attore stesso, dalla moglie, dai figli e dai nipoti, con filmati privati e contributi degli anni Cinquanta, estratti di film, serie tv, commedie teatrali e musicali, spot pubblicitari, e le testimonianze di amici, registi e colleghi. Il documentario racconta il grande artista conosciuto dal pubblico, ma anche un semplicissimo uomo alle prese con le sue fragilità e i suoi difetti.