Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E’una giornata simbolica, in ricordo delle tre sorelle dominicane, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise esattamente sessant’anni fa, il 25 novembre 1960, mentre uscivano di casa per fare visita ai propri mariti, che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici. Le tre donne avevano 25, 36 e 34 anni quando la loro Jeep, al centro della carreggiata, incrociò degli uomini armati, militari del Servicio de Inteligencia Militar, che rispondevano agli ordini del dittatore Rafael Trujillo, obbligando l’auto a fermarsi e loro a scendere. Le tre sorelle furono prima divise una dall’altra, poi portate in luogo remoto, dove oggi sorge il loro monumento, e lì furono brutalmente picchiate, stuprate e infine strangolate. I sicari avevano l’ordine di simulare un incidente stradale, poiché le tre giovani donne erano attiviste politiche molto esposte, organizzavano riunioni e piccoli comitati per dare vita a un fronte di opposizione di resistenza democratica, il Movimiento Revolucionario 14 de Junio, che riuscì a far nascere una rete anti-dittatura in tutto il paese.

Prima di quel giorno, e poi sempre e in continuazione successivamente, la storia delle tre sorelle si è ripetuta all’infinito, e questa pandemia non sta facendo che peggiorare la situazione. Tra marzo e giugno 2020, in Italia durante i mesi del lockdown, sono raddoppiate le chiamate al numero antiviolenza 1522. Poco meno di 7 milioni di donne in Italia (una donna su tre) hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della vita; per quasi 3 milioni l’abuso è stato perpetrato dal partner o dall’ex. Ogni 72 ore, nel nostro Paese, una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza e tre femminicidi su quattro avvengono in casa.

In ricordo di questo tema fondamentale da affrontare, e che è attuale ogni giorno, importante non solo il 25 novembre, è il cinema a farsi avanti, con personaggi di spicco che grazie alla loro gran voce danno l’opportunità a tante donne, piccole e grandi, di farsi avanti, di avere il coraggio di urlare senza sentirsi in colpa, e di non rimanere più a tacere.
In Italia c’è Paola Cortellesi, che proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha partecipato all’iniziativa streaming promossa dalla vicepresidente Maria Edera Spadoni sulla webtv della Camera dei deputati “Non chiedermelo. Non è importante”, un video-racconto dedicato all’installazione “Com’eri vestita”, recitando la poesia “Cosa indossavo” di Mary Simmerling. Inoltre, il 21 marzo del 2018, durante la 62esima edizione della cerimonia dei David di Donatello, Paola Cortellesi ha recitato uno straordinario monologo sulla discriminazione di genere. Nel monologo l’attrice evidenziava come anche il linguaggio comune sia profondamente intriso di maschilismo, e per dimostrare questa tesi l’attrice aveva elencato una serie di parole che declinate al femminile assumono una valenza chiaramente dispregiativa. Un argomento serissimo trattato con quell’ironia che aiuta a conferirgli maggiore efficacia, che si conclude con l’intervento di alcune attrici chiamate a recitare una serie di frasi “tipiche”, spesso pronunciate con leggerezza, ma che non fanno altro che colpevolizzare il comportamento della donna, sminuendo il suo essere vittima di una violenza.
All’estero troviamo Jane Fonda, sessant’anni di carriera a Hollywood, e una vita da attivista. Nel 2017, in un’intervista alla collega Brie Larson, per The Edit, Jane ha rivelato: «Sono stata violentata, ho subìto abusi sessuali quando ero bambina e sono stata licenziata perché non andavo a letto con il mio capo e ho sempre pensato che fosse colpa mia; che non ho fatto o detto la cosa giusta. Conosco ragazze che sono state violentate e non sapevano nemmeno che si trattasse di uno stupro. Pensano “deve essere stato perché ho detto di no nel modo sbagliato”. Una delle grandi cose che il movimento per i diritti delle donne ha fatto è stato farci capire che stupri e abusi non sono colpa nostra. Siamo state violate e non è giusto».
Un’altra testimonianza è quella di Charlize Theron. Quando l’attrice aveva 15 anni, sua madre, Gerda, uccise suo padre, alcolizzato e violento, per legittima difesa: «Questo tipo di violenza che si verifica all’interno della famiglia è una cosa che condivido con molte persone. Non mi vergogno a parlarne perché penso che più ne parliamo più ci rendiamo conto di non essere soli. È stata la grande tragedia della mia vita, ma oggi mi sento completamente in pace». «Penso che nella società ancora sopravviva in parte la visione stereotipata della rappresentazione delle donne in due estremi, come Madonne o prostitute. Ancora molti non hanno il coraggio di esplorare tutto ciò che c’è in mezzo. E questo mi rende molto triste, perché noi donne siamo molto più complicate di quanto mostrino quelle due immagini».
Una delle più grandi attiviste su questo tema è l’attrice Emma Watson, famosa per aver interpretato il ruolo di Hermione Granger nella saga di Harry Potter, e che il Il 7 luglio 2014 è stata nominata ambasciatrice di buona volontà dall‘UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa della parità di genere e il pari ruolo delle donne nel mondo. «Una donna su quattro subirà una forma di violenza nel corso della sua vita. E non si parla abbastanza di quanto sia pervasivo. È diventata la norma che le donne abbiano paura di camminare da sole, sia di notte che in qualsiasi altro momento. Penso che sia molto triste vivere in una società in cui le donne non si sentono al sicuro».
Un’altra voce che si fa sentire, in questo caso sui social, è l’attrice e doppiatrice statunitense America Ferrera: «La prima volta che ricordo di essere stata violentata avevo 9 anni. Non l’ho detto a nessuno e ho vissuto con la vergogna e il senso di colpa pensando per tutto il tempo che io, una bambina di 9 anni, fossi in qualche modo responsabile delle azioni di un uomo adulto. Ho dovuto vedere quest’uomo ogni giorno per gli anni a venire. Mi sorrideva e mi salutava con la mano, e io lo superavo di corsa, il mio sangue scorreva gelido, le mie viscere portavano il peso di ciò che solo lui ed io sapevamo – che lui si aspettava che chiudessi la bocca e sorridessi. Signore, mettiamo fine a questo silenzio così la prossima generazione di ragazze non dovrà convivere con queste stronzate».
E di enorme importanza è da citare infine l’attrice Alyssa Milano, che il 15 ottobre 2017, con l’hashtag #metoo, ha incoraggiato le donne a raccontare sui social la loro esperienza di molestia o violenza sul lavoro, per “dare alle persone un’idea della grandezza del problema”. Alla fine della giornata era stata già rilanciato 200.000 volte e 500.000 volte dopo due giorni. Diverse celebrità del mondo dello spettacolo hanno dichiarato molte storie di violenza sessuale come Asia Argento, Gwyneth Paltrow, Ashley Judd, Jennifer Lawrence, Uma Thurman, Gina Lollobrigida.
Non sono mancati i pareri negativi di alcuni personaggi dello spettacolo, come Terry Gilliam, che lo ha definito “un movimento sciocco e semplicistico“, Liam Neeson, che ha parlato di “caccia alle streghe“, Sean Penn, per il quale “lo spirito del movimento è rappresentato dalla volontà di dividere donne e uomini“, e Marco Giallini, che ha aggiunto “abbiamo avvelenato i pozzi dei rapporti tra uomini e donne“. Contro il movimento si sono schierate anche diverse donne, tra le quali Catherine Deneuve, Brigitte Bardot, Angela Lansbury, Whoopi Goldberg, Megan Fox, oltre che una femminista attiva come Margaret Atwood, secondo cui non bisognerebbe considerare colpevoli a priori gli accusati di molestie.
E non sono solo le attrici con le loro testimonianze e iniziative a parlare a gran voce, bensì anche i festival in onore di questa giornata si fanno avanti, come il 16 DAYS 16 FILMS, ispirato alla campagna 16 Giorni di Attivismo Contro la Violenza di Genere di UN Women. E’ un concorso di cortometraggi dedicato alle cineaste e ai film in grado di informare sulle diverse forme di violenza contro le donne. L’iniziativa si svolgerà online dal 25 Novembre al 10 Dicembre, e ogni giorno verrà diffuso online uno dei cortometraggi finalisti sulle piattaforme di Modern Films e Kering Foundation.
16 cortometraggi finalisti sono stati selezionati tra le 350 opere ricevute da Regno Unito e Irlanda, Francia, Italia e per la prima volta anche da Messico e Stati Uniti. Tutti i film in concorso sono diretti da cineaste che si identificano nel genere femminile, presentano una durata massima di 20 minuti e raccontano le molteplici forme di violenza che la differenza di genere, la diseguaglianza e la discriminazione possono assumere.
Tra i finalisti ci sono due le opere italiane: “Reshma” della regista romana Livia Alcalde, una produzione italo-americana ispirata alla storia vera della ragazza indiana Reshma Qureshi, sopravvissuta a un brutale attacco con l’acido e divenuta modella e attivista per i diritti umani, e “Il tempo e i giorni” (Time & days) di Alessia Buiatti, che indaga il tema della violenza vista con gli occhi dei bambini con un corto ambientato a Lio Piccolo nella Laguna Veneta.
L’annuncio dei vincitori sarà il 16 dicembre in un evento online con una giuria indipendente (tra i membri anche l’attrice italiana Jasmine Trinca) che sceglierà la regista vincitrice e le due finaliste, e ognuna delle tre riceverà un premio in denaro.
Ma non è l’unico festival che vuole far sentire la sua voce sull’argomento. C’è anche il Festival Cinema e Donne, tornato anche quest’anno, anche se in una forma nuova a causa della pandemia. La programmazione, il cui titolo è “Realiste e visionarie“, vuole offrire uno sguardo al femminile su temi di estrema attualità. Le pellicole selezionate andranno in onda il 25, 26 e 27 novembre in sala virtuale Più Compagnia, e saranno tutte firmate da registi capaci di unire materiale d’archivio, radici personali e mondi immaginari.
Ed in conclusione, volevo consigliarvi delle importanti pellicole uscite nel corso degli anni, da “Giglio infranto” del padre del cinema Griffith del 1919, fino al reboot di quest’anno del film uscito nel 1933 “L’uomo invisibile”, che percorrono il tema della violenza, dell’abuso sulle donne, ma che spesso hanno anche un tono di rivincita e di riscatto.


Ecco qui la lista dei 20 migliori film sulla tematica:
Giglio infranto 1919
Il colore viola 1985
Sotto accusa 1988
A letto con il nemico 1991
Thelma e Louise 1991
Magdalena 2002
Enough-via dall’incubo 2002
Monster 2003
Primo amore 2004
La bestia nel cuore 2005
North Country. Storia di Josey 2005
Uomini che odiano le donne 2009
Foxfire-ragazze cattive 2012
La sposa bambina 2014
Mustang 2015
L’amore rubato 2016
Libere disobbedienti innamorate 2016
Io ci sono 2016
Tonya 2017
L’uomo invisibile 2020