Tra James Bond e Mandrake
Questo 2020 non smette di deluderci e di lasciarci senza parole. Questa volta tocca al mondo del cinema essere pugnalato di nuovo. In un momento in cui lo spettacolo grida aiuto per non affondare, due grandi big, a distanza di pochissimi giorni l’uno dall’altro, in due date più che significative (l’uno il giorno di Halloween, la festa che omaggia gli spiriti dei morti, e l’altro proprio il giorno del suo ottantesimo compleanno) ci lasciano: Sean Connery, il mitico e indimenticabile James Bond, e il nostro Gigi Proietti, un caos artistico popolare che mai ha dimenticato la sua bella Roma.
Per quanto abbiano lasciato un vuoto, indimenticabili sono i loro lavori e le loro vite, piene di curiosità e fatti unici che delineano i caratteri di due colonne portanti del cinema internazionale.
Iniziando questo viaggio nel passato, scopriamo che l’attore scozzese, prima che la sua carriera decollasse, fece svariatissimi lavori, tra cui: il lucidatore di bare, il lattaio, il muratore, il marinaio per la Marina Mercantile ed anche il modello per nudo artistico alla scuola d’arte di Edimburgo.
Nel momento in cui poi debuttò con il mitico 007, Sean Connery indossava sempre un parrucchino per coprire la sua calvizie: l’attore ha infatti iniziato a perdere vistosamente i capelli già dall’età di 17 anni. E mentre girava: A 007, Dalla Russia con amore nel 1963, si salvò dalla morte solamente per un soffio: un inesperto pilota arrivò vicinissimo a decapitarlo con le pale di un elicottero di scena.
Purtroppo poi la sua decisione di abbandonare il ruolo di James Bond dopo 6 film non fu ben accolta dal produttore Albert R. Broccoli, e il litigio fra i due, un tempo molto amici, fu talmente aspro che Connery si rifiutò di presentarsi, anni dopo, al funerale di Broccoli.
Successivamente, dopo che interpretò per l’ultima volta James Bond nel film: Agente 007 – Una Cascata di Diamanti, ebbe moltissimi problemi a trovare lavoro in altre pellicole, poiché tutte le produzioni cui avrebbe potuto partecipare temevano l’ombra dell’enorme personaggio che Connery portava sulle sue spalle. Finalmente arrivò un’offerta nel 1974 e pare che pur di tornare sulle scene, Connery accettò di lavorare per un compenso quasi irrisorio.
Inoltre, rifiutò addirittura il ruolo di Gandalf nella saga de Il Signore degli Anelli perché dopo aver letto i romanzi di Tolkien non era affatto riuscito a dare fiducia al progetto cinematografico. Avrebbe guadagnato probabilmente 450 milioni di dollari. Ha rifiutato anche il ruolo di Albus Silente nella saga di Harry Potter per motivi simili, nonché quello di John Hammond in Jurassic Park e quello dell’Architetto in Matrix.
Infine, nel 1960 Sean Connery portò sul piccolo schermo quello che fu forse il primissimo bacio fra due uomini in tv: in realtà il bacio non aveva però alcun sottotesto sessuale, poiché si trattava del gesto irato di un uomo che voleva scoprire se l’amante di sua moglie era un “baciatore” migliore di lui.
Tornando sul territorio nostrano, guardando indietro nella vita del mitico Gigi Proietti, vediamo quanto egli in realtà iniziò tutto per gioco, e fece di quel gioco un lavoro eccezionale. Il primo giorno al Centro Universitario Teatrale esclamò: “Shakespeare, Brecht, Ibsen… ma chi sò questi?”. Egli venne a sapere che doveva portare in scena uno di questi autori, ma lui non ne aveva mai sentito nominare neanche uno. Era un ragazzo cresciuto in periferia a Roma, negli anni del boom economico. Aveva lasciato la facoltà di Giurisprudenza a tre esami dalla laurea pieno di dubbi e incertezze. Non avrebbe mai potuto immaginare che quel primo giorno al Centro Universitario Teatrale gli avrebbe cambiato la vita. E l’avrebbe cambiata anche a noi, perché Gigi Proietti, 60 dei suoi 80 anni li ha passati sul palcoscenico del cinema, del teatro, della musica e della tv, riuscendo a conquistare generazioni di spettatori e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica.
Inizialmente si esibiva con la chitarra nei locali notturni di Roma durante gli anni dell’Università, dividendosi tra teatro, cabaret, gruppi di avanguardia, piccoli ruoli nel cinema e nella tv. E poi tra i suoi grandi successi iniziò a figurare il doppiaggio: il suo primissimo fu Gatto Silvestro, e da quel momento in poi divenne la voce di Sylvester Stallone nel primo Rocky, passato alla storia per il famoso grido “Adriana!”. Prestò la voce a Richard Burton, Marlon Brando, Robert De Niro e Dustin Hoffman. Inoltre l’attore ha doppiato il mitico Genio della Lampada in Aladdin e Gandalf nella trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson.
Qualche tempo fa inoltre, Proietti in un’intervista raccontò che quando aveva poco più di 20 anni veniva invitato spesso a casa da Vittorio Gassman. L’attore possedeva un piccolo teatrino nella sua dimora dove recitava in compagnia dei suoi amici più cari e degli attori più promettenti della scena capitolina. “Proietti e Carmelo Bene faranno grandi cose, sono i più promettenti che abbiamo in questo momento”, disse una volta Gassman durante uno degli incontri. “Fu un’investitura importante per me, un’iniezione di fiducia che non dimenticherò mai”. Dichiarò Proietti.
Egli aveva inoltre un portafortuna, vale a dire il suo modo di vestire. L’attore romano aveva una vera passione per le camicie bianche e i pantaloni neri e li indossava sempre sul palcoscenico, altrimenti non andava in scena.
E nel mondo del teatro, Gigi Proietti è stato direttore artistico del Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, a Roma, costruito e somigliante in tutto e per tutto al Globe Theatre di Londra, il più famoso teatro del periodo elisabettiano.
Importantissimo era inoltre per l’attore far ridere con una barzelletta, e per riuscirci bisognava essere perfetti nel tempo comico: “Se uno racconta una barzelletta e sbaglia il tempo della battuta finale, la barzelletta non ha più senso. La pausa non è silenzio, è una forma di pienezza. Guida il ritmo dell’attore. Guai sbagliarla. Una sera recitavo Il Dio Kurt di Alberto Moravia. Il teatro era un po’ malmesso. Pioveva. A un certo punto nel bel mezzo di una pausa sentiamo: toc, toc, toc. Era una goccia d’acqua che batteva su un banchetto. Sfalsò tutti i nostri tempi”.